New Steps
By JazzItalia
"New Steps" ... è questo il titolo del nuovissimo album realizzato da Pino IODICE in trio con Dario Rosciglione al C/basso e con Pietro Iodice alla batteria.
Le registrazioni sono state effettuate a Roma, presso l'Alfa Music Studio, e la produzione è stata curata da Fabrizio Salvatore ed Alessandro Guardia (ingegnere del suono) per l'etichetta discografica ALFAMUSIC.
L'Album è stato registrato missato e masterizzato utilizzando strumenti musicali e recording equipment, sia analogica che digitale di alta qualità (vedi scheda tecnica allegata) ed avvalendosi del prezioso coordinamento tecnico di Gianni Nocenzi (Grisby Music).
Il progetto è acustico ed è composto da sei brani originali (composti dal M° Pino IODICE) e tre brani famosi (cover) quali "Michelle" dei Beatles, "Well you needn't" di T.Monk e un brano preso in prestito dalla musica classica "Pavane" di Faurè.
Ascoltando l'album risalta la Bonus track "The last Station" composizione vincitrice del Concorso Internazionale di Composizione "2 Agosto Edizione 2001" eseguito dal vivo in Piazza Maggiore (Bologna) dal noto Artista francese Richard Gallianò (Dreyfus) con l'orchestra Arturo Toscanini e trasmessa in diretta mondovisione dalla RAI (radio e televisione).
Il trio in questione è già da molti anni ritmica della "Corvini e Iodice Roma Jazz Ensemble" e trae da questa esperienza la compattezza e l'affiatamento utili per portare avanti un prodotto indipendente e di sperimentazione, rispettando la tradizione jazzistica tipica di questa formazione.
L'interplay, il gusto della melodia e l'arrangiamento sono gli elementi principali che animano il materiale utilizzato in questo CD.
Buon ascolto ...
Enrico Pieranunzi
Stories
By Paola Parri
Quando pensiamo di averlo raggiunto e afferrato, ecco che Enrico Pieranunzi si sposta ancora un po’ oltre la nostra portata, in un’evoluzione continua in cui la creatività genera felici invenzioni musicali e lo conferma come uno dei nostri più importanti artisti. Enrico Pieranunzi è un narratore e, proprio come fanno il letterato o il poeta, ha appreso la difficile arte di creare, da un vocabolario e una grammatica noti a tutti, inedite sintassi che ci stupiscono ogni volta. Nella narrazione delle sue “Stories” lo ritroviamo con il trio che già ci aveva regalato lo splendido “Permutation” (2012 CAM JAZZ), trio formato da Scott Colley al contrabbasso e Antonio Sanchez alla batteria.
Il lavoro discografico è frutto di una session del febbraio 2011 presso l’Avatar Studio di New York. La firma di questi brani è quella di Enrico Pieranunzi, fatta eccezione per “The Slow Gene” di Scott Colley, a confermare e dare risalto a uno degli aspetti che maggiormente contraddistingue l’arte del pianista, quella necessità di invenzione, di ricerca, di espressione personale che trova voce nell’atto compositivo. Questa musica contiene in sé tutti i tratti peculiari delle tre personalità che le danno vita, la loro formazione, le loro differenti culture, differenze che il parlare la stessa lingua musicale compie il miracolo di azzerare a livello comunicativo pur preservandone le qualità migliori.
“Stories” trasmette la naturale gioia del suonare insieme, è un collage di conoscenze che creano un racconto omogeneo eppure denso di sfumature. L’attacco, con “No Improper Use”, è vigoroso e incisivo, una sorta di affermazione dell’identità del trio, un soffio energico che contraddistingue anche “Detrás Más Allá” e “Blue Waltz” in cui ci sembra di percepire eco di atmosfere alla Nino Rota dei migliori passaggi felliniani. L’immaginazione e la creatività si esprimono compiutamente nell’improvvisazione quasi astratta di “Wich Way Is Up”. L’altra anima di Enrico Pieranunzi, quella dell’appassionato creatore di storie, di evocatore di atmosfere poetiche, quella che ci fa chiudere gli occhi e ascoltare noi stessi attraverso la musica, emerge al centro del disco, in “Where Stories Are”, ballad delicata e quasi evanescente nella sua grazia in cui il fraseggio melodico del pianoforte di Pieranunzi è perfettamente sostenuto da una sezione ritmica che per l’occasione si fa persino lirica. Chiude “Stories” un brano in cui Pieranunzi sembra attingere a piene mani dalla sua formazione classica. “The Real You” è colma di suggestioni, evoca a tratti il romanticismo a tratti l’impressionismo, un dolcissimo brano che oscilla fra essenzialità e slancio, la saggia chiusura di un racconto straordinario.
Questo lavoro è uscito in concomitanza all’assegnazione a Enrico Pieranunzi del «Best International Piano Player» all’edizione 2014 degli «Echo Jazz Awards», importante premio a cura dell’industria discografica tedesca.
The Inventions Trio
Life's A Movie
By Michael J. West
Squeezing four discrete sections into a 55-minute album is ambitious stuff, even if three of those sections are tributes to other pianist-composers. But with Life’s a Movie, pianist Bill Mays’ Inventions Trio, a quirky chamber group featuring trumpeter Marvin Stamm and cellist Alisa Horn, prove themselves up to it by end of the second track.
The track in question is “Interplay,” from the album-opening “Homage to Bill Evans” section. Horn opens the tune with cleverly plotted double-stops: one low note, one high, simultaneously evoking bassist Percy Heath and guitarist Jim Hall (from Evans’ original 1962 recording). Stamm and May follow her with impressive solos and then a spectacular duel. And that’s just the beginning; a scintillating “Waltz for Debby” comes soon after, featuring beautiful arco lines from Horn and a dancing collective improvisation from all three.
“Life’s a Movie,” the second (Mays-penned) section, is the centerpiece; subtitled “4 Cues in Search of a Film,” it duly evokes the flow and thematic architecture of film scores (especially the kinetic “Chase”). The disc’s highlight, though, is in the following, unnamed section: a Chick Corea homage, comprising his signature mash-up of Rodrigo’s “Concierto de Aranjuez” and his own “Spain.” The latter features an endlessly fruitful Mays solo, with descending motifs and some rhythmic spanners-in-the-works, and a curvaceous bravura run from Stamm. Horn’s showcase is her 10 choruses of the closing Monk tribute’s “Straight, No Chaser,” on which she reworks some of Miles’ solos on the piece but also inserts her own expansive jazz vocabulary. Yes, it’s an ambitious, even sprawling disc, but a fine one.
Track Listing:
Homage to Bill Evans: My Bells / Interplay / Turn out the Stars / Waltz for Debby; Life’s a Movie: Cues in Search of a Film (Main Title / Love Theme Bittersweet / Chase / End Credits); Concierto de Aranjuez; Spain; Monk Tribute: Trinkle Tinkle / Pannonica / Straight, No Chaser.
Personnel:
Bill Mays: pianoforte; Marvin Stamm: tromba; Alisa Horn: violoncello.
Gwilym Simcock
Instrumation
By John Fordham
Pianist/composer Gwilym Simcock previewed the second of these two suites – Simple Tales, for a quintet featuring violin, cello and jazz trio – in London in January, and its intricate classical contrapuntalisms and diverse themes delivered with a punchy jazz freedom were impressive then, and are all the more so here. Thomas Gould is once again the violinist, joining cellist Will Schofield, bassist Yuri Goloubev and drummer Martin France on themes that join romantic yearnings, percussive twisters reminiscent of Chick Corea's Spain, and joyous barn-dancing knees-ups. The suite Move! (for jazz quartet and chamber orchestra) sounds more like jazz-inflected classical music. But if its tight structure, melodic latticework and elegantly harmonised orchestration might appear to evict jazz, the chords and brass parts sometimes suggest Kenny Wheeler, while Simcock's solo-piano interludes are contrastingly loose and abstract, and the stridently marching Industrial, with its clamouring horns and funky-Jarrett piano break, bustles with spontaneous life.
Homage to Bill Evans: My Bells / Interplay / Turn out the Stars / Waltz for Debby; Life’s a Movie: Cues in Search of a Film (Main Title / Love Theme Bittersweet / Chase / End Credits); Concierto de Aranjuez; Spain; Monk Tribute: Trinkle Tinkle / Pannonica / Straight, No Chaser.
Personnel:
Bill Mays: pianoforte; Marvin Stamm: tromba; Alisa Horn: violoncello.
Gwilym Simcock
Instrumation
By John Fordham
Pianist/composer Gwilym Simcock previewed the second of these two suites – Simple Tales, for a quintet featuring violin, cello and jazz trio – in London in January, and its intricate classical contrapuntalisms and diverse themes delivered with a punchy jazz freedom were impressive then, and are all the more so here. Thomas Gould is once again the violinist, joining cellist Will Schofield, bassist Yuri Goloubev and drummer Martin France on themes that join romantic yearnings, percussive twisters reminiscent of Chick Corea's Spain, and joyous barn-dancing knees-ups. The suite Move! (for jazz quartet and chamber orchestra) sounds more like jazz-inflected classical music. But if its tight structure, melodic latticework and elegantly harmonised orchestration might appear to evict jazz, the chords and brass parts sometimes suggest Kenny Wheeler, while Simcock's solo-piano interludes are contrastingly loose and abstract, and the stridently marching Industrial, with its clamouring horns and funky-Jarrett piano break, bustles with spontaneous life.